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venerdì 27 settembre 2019

L’isola dei rifiuti

Great Pacific Garbage Patch, cos’è? Forse non tutti sanno che nel bel mezzo dell’oceano pacifico e più precisamente a nord delle splendide Hawaii, esiste da molti anni un continente di plastica!
Grande come tre volte la superficie della Francia, questo enorme ammasso di rifiuti, che si è formato negli ultimi trent’anni, è alimentato per più del 90% dai grandi fiumi asiatici: Yangtze, Xi e Huanpu (Cina), Gange (India), Brantas e Solo (Indonesia), Pasig (Filippine) e Irrawaddy (Birmania).
L’inquinamento degli oceani sta diventando una questione cruciale per la salute del mare, dei suoi abitanti e degli esseri umani. Infatti, la plastica che fluttua in superficie, con il passare del tempo, si scompone in micro-particelle, che arrivano a mischiarsi con lo zooplancton, alla base della catena alimentare dei pesci. È chiaro, dunque, che se non differenziamo la plastica essa finisce nei fiumi, ritorna sulle nostre tavole sotto forma di un bel branzino al forno.

4R ovvero (Ridurre, Recuperare, Riusare, Riciclare) …….

Dobbiamo rafforzare il modo di affrontare questo problema, in primis nei comportamenti e nelle abitudini quotidiane, perché se è vero che per i macro-problemi “dovrebbero” intervenire i governi, anche noi possiamo contribuire alla riduzione dei rifiuti inquinanti correggendo quelle annose abitudini nella vita di tutti i giorni.

Alcune nazioni hanno cominciato ad adottare misure per limitarne l’uso della plastica, ad esempio combattendo l’utilizzo delle monoporzioni o degli involucri (alcuni comuni in Italia hanno messo al bando la plastica come ad esempio le Isole Tremiti). Altre hanno impiegato risorse per trovare soluzioni per la pulizia degli oceani o per gestire meglio le acque dei fiumi. Si valuta che ottimizzando la gestione dei corsi di acqua dolce si possa diminuire del 50% l’inquinamento degli oceani e dei mari.

Appunto i mari, anche nel Mediterraneo il fenomeno di questi materiali rappresenta un problema serio infatti sono moltissime le tonnellate di plastica che finiscono in mare. Basti pensare alla povera balena trovata morta, in primavera, sulle coste della Sardegna, c’erano più di venti kg di plastica nello stomaco del malcapitato cetaceo. Tra le varie nazioni che stanno prendendo misure per limitare l’annoso problema, in prima linea, ce anche l’Italia, infatti con un emendamento della finanziaria del 2017, ha bandito i sacchetti di plastica non biodegradabili, dal 1° gennaio 2019 ha proibito la vendita dei cotton fioc non biodegradabili e dal 1° gennaio 2020 vieterà la vendita di prodotti cosmetici contenenti micro plastiche.

Dunque, siamo di fronte ad una emergenza planetaria, e tutte le soluzioni percorribili vanno adottate, anche ad es. imprese come quella di  Alex Bellini il quarantenne esploratore ed avventuriero, noto per le sue iniziative, è partito da un villaggio indiano sulle rive del Gange a bordo di una zattera, costruita con materiali riciclati, la spedizione prevede la  navigazione dei 10 fiumi più inquinati del mondo, arrivando fino alla gigantesca isola di plastica: il Great Pacific Garbage Patch.