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martedì 2 febbraio 2016

Reportage nell'ospedale ai confini tra Giordania e Siria.

Elisa, ci segnala questo interessante reportage realizzato dalla giornalista freelance Raffaella Cosentino.

Da marzo 2011 a novembre 2015, 697 tra medici e infermieri sono stati uccisi nel corso di 366 attacchi a 240 ospedali. Il 90% sono stati commessi dal governo siriano e dai suoi alleati.

La battaglia delle bugie.

Per i bombardamenti su Dresda e Hiroshima furono usate argomentazioni propagandistiche, ad esempio che erano necessari per mettere fine al conflitto mondiale. Oggi invece si nega che i civili e gli ospedali siano stati colpiti. "La propaganda è andata un passo oltre – dice Scott Lucas - Gli americani hanno inventato i ‘danni collaterali’ nel 1991 con la prima guerra del Golfo. I russi addirittura dicono che il danno non c’è, perché gli ospedali non esistono e stanno colpendo solo i terroristi. Non c’è una linea di demarcazione precisa fra quello che chiamano terroristi e i civili".

Per il diritto umanitario internazionale un ospedale non può mai essere attaccato, i combattenti feriti devono poter essere curati e il personale medico non può essere punito perché li cura. Regole che sono la differenza tra la vita e la morte per le équipe mediche sulla linea del fronte. Ma queste leggi non vengono rispettate. "Ho sempre detto a mia madre che non mi muovo dall’ospedale e che dentro sono al sicuro. Kunduz ci insegna che non è più vero – racconta Letizia Gualdoni, infermiera di 35 anni che con Msf è stata a Gaza, in Afghanistan, Libia, Siria e Yemen - ma vale sempre la pena mettere a repentaglio la tua vita per degli altri esseri umani".

Majed, 27 giorni di vita, è arrivato con una ferita alla testa causata da un barile bomba che gli ha riempito il cervello di schegge di proiettile. Diciannove bambini, tra quelli evacuati a Ramtha, sono stati colpiti da questo tipo di ordigni che vengono riempiti con rottami e lanciati in modo indiscriminato. Altri sono stati feriti da armi messe al bando, come le bombe a grappolo o le mine disseminate nei campi. "Abbiamo operato una bambina di 4 anni con un trauma cranico gravissimo - racconta Luisa Mancini, chirurgo italiano dell'ospedale di Ramtha - la valutazione iniziale era che sarebbe rimasta sorda, cieca e muta, senza mobilità agli arti inferiori. Era orfana ed era rimasta sotto le macerie a lungo. Ma con un lavoro eccezionale degli specialisti, adesso dice qualche parola e si capisce che ascolta".
L'inchiesta:

Il video: