Nella periferia più ad est di
Roma e più precisamente nel VI Municipio sta prendendo corpo un ambizioso
progetto, che vuole riattualizzare le antiche strutture medievali, La Certosa.
Come la Certosa medioevale, che era
un luogo di collaborazione e di integrazione tra persone, la Certosa
Inclusiva del XXI secolo, la prima in Europa, vuole essere un nuovo luogo dove
la collaborazione tra le persone e l’amministrazione sia capace di produrre
quei frutti della solidarietà capaci di interpretare i bisogni della parte più
debole della nostra società.
L’obiettivo degli ideatori del
progetto è quello di creare una Comunità Autonoma e Multifunzionale con
servizi altamente tecnologici per persone disabili e non, ma che sia fruibile
anche dalla cittadinanza. LA CERTOSA INCLUSIVA sarà
un Luogo in Città dove le Differenze
diventano Normalità, si estenderà su 24 ettari nel territorio del Comune di
Roma Capitale e la Disabilità si farà motore dell’Integrazione, dell’Economia e
dell’Occupazione.Le strutture che comporranno la Certosa saranno;
Centro Sportivo Inclusivo,Polo Sanitario Multifunzionale ,Laboratori per la Ricerca, Laboratori per le Attività Multidisciplinari,Strutture di Children Care, Unità Abitative di diverse tipologie.
“La misura della grandezza di una
Società è data dal modo con cui essa tratta chi è più bisognoso.”
- Papa Francesco
Particolare attenzione verrà riservata a quelle
strutture che ospiteranno la parte dedicata al “dopo di noi” e alla
genitorialità, 250 chalet completi di tutti i comfort, oltre ad ospitare centri
di riabilitazione, attività di laboratorio e formazione, aree sportive in
collaborazione con il Comitato Paralimpico, aree di ristoro, Ippoterapia, orti
sociali ed agricoltura biologica, impianti energetici solari e fotovoltaici,
rifiuti verso lo zero-assoluto. Un progetto attuato con criteri dello sviluppo
sostenibile pronto a supportare persone che possano avvicinarsi alle attività
produttive e sostenersi con proprio reddito, nel contempo assicurare ai più
deboli la certezza della dignità della vita e affrancare le famiglie
dall’impegno aspecifico della condizione.