Di Grazia Brinchi
La precoce primavera romana ha fatto fiorire gli alberi
di mimosa a gennaio e le gelate di questi giorni hanno
fatto appassire quello che è il simbolo più delicato
di questa giornata. Otto marzo comunque, nonostante
le gelate cui la questione femminile è ovunque sottoposta.
E niente mimose perché la giornata non può essere
solo motivo di tristissimi festeggiamenti di donne in
libertà per un giorno all'anno, bensì occasione di
riflessione e di progetti. Riflettere sulla necessità che
la società riconosca, non solo a
parole e non solo una
volta all'anno, la grandezza del
valore della cultura femminile.
Riflettere sull'importanza strategica delle donne all'interno di una
comunità democratica e in pieno sviluppo.
Essere donna nel nostro Paese è tutt'oggi difficile perché nonostante norme
e leggi che ne tutelano la rappresentanza non solo formale ma anche sostanziale
a tutti i livelli della società, le donne sono ben lontane dal godere delle
stesse opportunità offerte ed elargite agli uomini. In materia di lavoro,
nonostante la recente legge contro le dimissioni in bianco, sono ancora troppe le lavoratrici costrette
a lasciare la propria occupazione per la maternità.
Mancano i servizi all'infanzia, alla conciliazione vita lavoro; mancano
uguali possibilità di guadagno e la donna, pur essendo sempre più soggetto
percettore di reddito, attualmente guadagna in media dal 18 al 25 per cento in
meno dei suoi colleghi maschi. E al sud del Paese la situazione è ancora più
grave. Assistiamo inoltre, inorriditi, è il caso di dirlo, ad una sorta di revanscismo
edeologico che vuole le donne fuori dal mercato del lavoro con l'inevitabile
ritorno al ruolo di "angelo del focolare", tanto anelato da questa
destra retriva e ignorante.
Dunque, se c'è stata una primavera ricca di promesse, le gelate ultime ci
inducono a riflettere sul futuro delle donne e sugli orizzonti loro aperti.
Perciò accogliamo la carenza di mimose di questo anno come auspicio di una
chiamata all'impegno di tutte le donne per ribadire a questa società ancora
troppo maschio centrica che è nella complementarietà dei ruoli e dei compiti
che la società progredisce. Le donne
hanno sempre sfidato le avversità, hanno superato le diverse gelate di cui si è
ammantato il loro cammino e se quest'anno mancano le mimose, chissenefrega.
Le donne ci sono, sono pronte a nuove sfide e a migliorare una società che non
può escluderle o emarginarle.
Pronte a camminare insieme agli uomini con l'obiettivo di un Paese
proiettato verso una declinazione paritaria della democrazia e dunque, più
moderno, dinamico e solidale