di Paolo Cenciarelli
In un paese moderno, democratico
e civile quale dovrebbe essere l’Italia, in cui - per fortuna- la popolazione
non è afflitta da tragiche e
apocalittiche contingenze ( quali la guerra, le carestie e le pandemie croniche,
apocalittici cataclismi naturali), i fattori essenziali per lottare contro il crescente
stato di povertà di una sempre più ampia fascia di cittadini, sono
rintracciabili nella ricerca delle risorse economiche da rendere disponibili per
un intervento strategico a lungo termine ( e non certo per un paternalistico
assistenzialismo una tantum), e di conseguenza tali fattori dipendono dalle
scelte lungimiranti di governanti a servizio del bene collettivo.
Questo “ovvio” e teorico elemento
di partenza per aggredire il crescente impoverimento delle famiglie italiane si
è caratterizzato, nel più recente dibattito nostrano, in una serie di scelte di investimenti
pubblici da decine e decine di miliardi di euro da parte del Governo che però rischiano ( per opera soprattutto
degli stessi nostri governanti) di essere metabolizzate dagli elettori come
antinomie “salomoniche” e quindi senza possibilità di poter giudicare un
elemento più meritevole dell’altro; rispetto a questi “dilemmi” e di fronte
alla reale esigenza di lotta alla miseria, noi di Open Hands non abbiamo dubbi
su come schierarci: per fare qualche
esempio, più risorse per lo stato sociale e meno ( o nulla) per i nuovi e forse
difettosi F35, più risorse per i trasporti regionali e meno ( o stop
definitivo) alla TAV transalpina, una più stringente tassazione per lobby,
finanzieri speculatori, grandi patrimoni e meno pressione fiscale su
lavoratori, piccoli imprenditori e pensionati.
Quando i governanti scelgono
modalità di raccolta e di utilizzo delle risorse non indirizzate all’equità e
al benessere di tutti i cittadini, con priorità per quelli più bisognosi, anzi
quando rivolgono quelle risorse solo alla difesa dei privilegi attuali di
pochi, ebbene quei governanti miserabili ( nel senso che producono ulteriore
miseria) rendono il proprio paese uno stato canaglia nei confronti dei
cittadini in difficoltà, facendo accumulare in questi ultimi sdegno, rabbia e
sfiducia irreversibile verso lo Stato.
Lo sdegno dei cittadini si traduce
inizialmente in volontà di colpire ed abbattere concretamente ciò che marcia
contro il bene comune, fenomeno che esprime la spontaneità e la sincerità di un
sacrosanto sentimento di forte indignazione, che però non va consumato ( e
sprecato) colpendo fisicamente i “governanti miserabili”, ma va indirizzato
verso i contesti e le condizioni che portano tali governanti al potere di
decidere (male) per tutti.
Anche per questo, noi sosteniamo
la campagna di Libera contro la miseria ladra, che appunto ruba nei cittadini
anche la fiducia nella democrazia.